Uno per tutti, tutti per ScreenSud
Nasce un nuovo workers buyout in Campania
All’ombra del Vesuvio, nasce un nuovo workers buyout. Si chiama ScreenSud ed è una cooperativa formata da 12 ex dipendenti della Lafer, azienda che produce ed esporta nel mondo reti d’acciaio. A credere in loro, CFI -Cooperazione Finanza Impresa, Coopfond e FondoSviluppo- i fondi mutualistici di Legacoop e Confcooperative, che li hanno finanziati e aiutati a recuperare la fabbrica andata in fallimento. Oggi, sulla carta di identità di questi uomini è scritto “imprenditore cooperativo”. Ma come in ogni storia di riscatto, tutto inizia dalla fine, dalla chiusura e dal dramma per la perdita del lavoro da dipendenti.
Testo, video, foto ed editing, a cura di Angela Zurzolo
Questo storytelling è disponibile anche in lingua spagnola, inglese e francese
IN CRISI - Raffaele sta per diventare padre per la seconda volta. Ma quello che più gli pesa è non poter dire la verità ai suoi colleghi. Lui è l’unico a sapere che le vite di quaranta lavoratori stanno per essere sconvolte. Per una settimana, deve mantenere il segreto. Sa che Saverio sta per sposarsi, che Nicola lavora lì dentro da quando aveva diciotto anni, che tutti hanno famiglia e che amano quel lavoro. Eppure gli tocca incrociare i loro sguardi e trovare le parole. Ma non c’è un modo giusto per dire che da un giorno all’altro perderanno tutti quanti il loro lavoro.
E’ l’inverno del 2013 quando la Lafer srl di Nola - società leader nella produzione delle reti in acciaio ad alta resistenza -viene posta in liquidazione dai prorietari. Solo sei anni prima aveva un fatturato pari a 7 milioni di euro, il 60% del quale derivante da export, e contava 50 dipendenti. Gli unici due concorrenti erano in Piemonte. Poi, però, il calo costante, fino al 2012, quando le entrate si riducono di due terzi. D’un tratto, il buio e lo sconforto. Ma c’è chi decide di non mollare. E di tentare la strada dei workers buyout. Sono i lavoratori dell’azienda.
PAROLA D’ORDINE: RINASCERE – Tre anni dopo, il rumore delle macchine si alza ancora forte. La produzione delle reti d’acciaio, utilizzate prevalentemente nell’industria mineraria ed estrattiva, è ripartita. La sede è cambiata: ora è ad Acerra. Ma lì dentro ci sono ancora dodici di quei quaranta lavoratori che combattono con le mani sporche di grasso per farcela.
Dalla fine della Lafer è nata la cooperativa ScreenSud, grazie ad una procedura di workers buyout finanziata da CFI/Cooperazione finanza impresa e dai fondi mutualistici di Legacoop e Confcooperative, Coopfond e FondoSviluppo, che per la prima volta finanziano insieme una operazione di workers buyout, destinando alla nuova cooperativa 100.000 euro a testa, per una operazione totale del valore di 350 mila euro.
Negli anni di inattività, alcuni degli ex dipendenti della Lafer si sono auto-organizzati e hanno deciso di rilevare l’azienda fallita per non perdere il loro lavoro. Il primo ostacolo si è presentato quando il Tribunale di Napoli ha dichiarato fallita la società, interrompendo il concordato.
TENTARE L’IMPRESA - “Grazie al diritto di prelazione che è concesso alle cooperative di ex dipendenti, però, abbiamo sconfitto le altre società che volevano partecipare all’asta. E’ così che nel 2015 siamo riusciti ad acquistare i macchinari e a trasferirci in questo stabile” racconta Raffaele, oggi presidente del Cda della cooperativa.
“Non abbiamo voluto scegliere la via più semplice, abbandonando la Campania per cercare lavoro lontano dai nostri cari. Noi siamo testardi” dice. E’ per questo che al nome “Screen”, Alessandro, che si occupa delle relazioni commerciali con l’estero, ha proposto di aggiungere il termine “Sud”: per l’orgoglio di essere meridionali e di voler tornare ad essere i maggiori produttori ed esportatori di reti al mondo.
SI RIPARTE - Il primo marzo, la fabbrica è ripartita. Riallacciare dopo tre anni con i clienti non è semplice ma Marocco, Olanda e Francia, hanno già risposto positivamente. Certo, racconta il presidente, “non si dorme più la notte. Perché le responsabilità sono triplicate rispetto a quelle che si avevano da dipendenti”.
DA DIPENDENTI A IMPRENDITORI COOPERATIVI - L’orgoglio di aver trovato un’alternativa alla rassegnazione e di essere diventati imprenditori cooperativi traspare anche dalle parole di Nicola, 31 anni e 13 trascorsi a lavorare per quell’azienda.
“Il primo lavoro non si scorda mai, come il primo amore” ricorda lui, che una fidanzata ce l’ha e con la quale fa anche sul serio. “Già ho fatto il mio primo compleanno da imprenditore cooperativo, poi facciamo pure un matrimonio” dice sorridendo, con la maglietta rossa del Che e la coroncina del rosario al collo. E aggiunge: “Pure sulla carta di identità che ho rinnovato adesso ho fatto scrivere socio imprenditore. Socio lavoratore, ma pur sempre imprenditore”. Per il suo avvenire spera “che tra un anno o due ce ne andiamo via da qui, ci ingradiamo, e possiamo dare lavoro ai nostri ex colleghi che per sfortuna non hanno aderito alla società”.
UNA SCELTA DURA - Il dispiacere per non aver potuto includere gli altri ex dipendenti è tanto. Insieme a Raffaele, Agostino- responsabile dell’officina- ha dovuto scegliere 12 persone su 40 per ricominciare.
“Già al nostro ex capo, nel momento in cui si era vicini alla fine, era venuto in mente di aprire una cooperativa per far recuperare l’azienda ai lavoratori – spiega, ricordando gli anni in cui l’Inps non erogava gli stipendi. “In famiglia hanno dovuto stringere la
cinghia tutti- dice- e si sono dovuti adeguare. Per circa sette mesi non ho preso lo stipendio. Ora i miei figli sono contenti. Se babbo lavora, porta soldi a casa”.
UNO PER TUTTI - Una grande fortuna per questi cooperatori è stata avere un datore di lavoro che li ha resi fortemente autonomi. Per questo ricominciare con la produzione è stato più semplice. A confermarlo è anche Alessandro, che prima si occupava del settore amministrativo ma anche delle relazioni con l’estero e che ora può svolgere entrambe le funzioni.
Una delle scelte più coraggiose, forse, è stata la sua, che aveva altre prospettive in altre aziende grazie al portfolio di relazioni con i clienti costruite nel tempo e che però ha deciso di entrare in coopertiva. E’ stato lui a portare di recente buone notizie dal Marocco e dalla Francia, da cui finalmente sono arrivate delle commesse. Anche Saverio non ha avuto dubbi sulla partecipazione alla cooperativa. “Avevo un matrimonio in corso e lei quando ha saputo della chiusura non si voleva più sposare. Ma poi, grazie anche ai finanziamenti di Cfi, ha deciso di credere nella cooperativa e mi ha detto sì” racconta. Nel salutarci, ora, tutti insieme, incrociano le mani e dicono: “Uno per tutti, tutti per ScreenSud”.
RASSEGNA STAMPA
Sole 24 Ore, 22 aprile 2016 - photo gallery
Sole 24 Ore, 22 aprile 2016 - video
Askanews, 26 04 2016- ScreenSud: ad Acerra gli operai si comprano l’azienda fallita
Affari italiani, 26 04 2016 - Ad Acerra gli operai si comprano l’azienda fallita
RDS, 26 04 2016 - Ad Acerra gli operai comprano l’azienda fallita
TGR Campania, 26 04 2016 - ore 19:30
NapoliToday, 26 04 2016 - Ad Acerra gli operai comprano la loro azienda fallita
Lettera 43, 26 04 2016 - Ad Acerra gli operai comprano l’azienda
Quotidiano, 26 04 2016 - Ad Acerra gli operai comprano l’azienda
Nel Paese, 02 05 2016b - Da Nord a Sud, altri due workers buyout per aziende fallite